-Voci dal Cratere Vol. 2: Raccontare il Dopo-Terremoto

Il secondo volume della mixtape che raccoglie le voci della scena hip-hop Aquilana.

“L’Aquila due zero uno uno / il cratere è un baratro senza pace per nessuno”, recita Ridono di Noi, scritto e inciso da Tettaman nel centro sociale Casematte all’Aquila, uno dei pochi centri di socialità ancora attivi in quella che ormai è una città fantasma. Un pezzo che incarna le due anime di Voci del Cratere: un grido di dolore e rabbia dopo due anni di macerie e stato di emergenza, e la rivendicazione di quella consapevolezza acquisita attraverso la lotta del movimento cittadino che, per quanto possibile, ha cercato di aprire spazi di partecipazione nella gestione del dopo-terremoto. “Le voci un anno dopo non hanno intro / e tirarle fuori ora vuol dire scontro”, uno scontro simboleggiato dalle manganellate ricevute il 7 Luglio 2010 a Roma, i cui suoni si possono sentire in più di un pezzo della raccolta. “Siamo criceti sulla ruota della rotonda / chi resta sempre a ruota, e chi comanda” sono le conclusioni di chi alle 3 e 32 del 6 Aprile vagava tra le macerie mentre altri già ridevano pregustando quella che sarebbe stata una delle più grandi speculazioni edilizie di tutti i tempi e ci è stata venduta come un miracolo: “il falso si chiama verità pura / come il sole sembra luna tra i monti dell’altura / guardaci negli occhi frà, la democrazia si chiama dittatura / e se hai paura / resta dove il sistema è ancora intatto / le vetrine brillano, e il programma fa il suo effetto […] essi ridono, con l’esercito per le strade / a mantenere il vuoto nella zona, e l’eco delle loro risate”.

Il freddo delle notti all’Aquila non ha rimedio / Bruno ti facciamo un plastico del dito medio ci raccontano i rapper della storica Anonima Crew nel loro brano 28 mesi dopo: “sento blaterare assemblee cittadine/dite quello che vi pare, il nostro sangue è concime […] il trucco lo conosco / 28 mesi dopo la città va via senza un saluto / shock in my town come Franco Battiato“. Il tempo è passato, Bruno Vespa si è dato ai modellini di navi di crociera, Monti è il nuovo Berlusconi e Bertolaso sembra non sia mai esistito, ma per gli Aquilani il dopo-terremoto è appena iniziato: “sto in una città fantasma / vedi che tutto è desolato / muto, vuoto, disabitato / come 28 giorni dopo / la rabbia genera mutazioni / in città siamo già quasi tutti zombie […] e non abbiamo più ambizioni / abitudini abitazioni / abbiamo solo sistemazioni / affinché il sistema funzioni”.

Ancora non dormo se sogno mi sveglio sudato / uno per il terremoto / due per il boato / tre e trentadue il comitato / io non ridevo e non ho dimenticato“, è il ritorno della crew Souleloquy dopo un lungo silenzio con Manifesto, la denuncia di un mondo in cui ci sono quelli che non fanno testo, intrappolati tra le macerie del disastro naturale e le conseguenze di quella catastrofe tutta artificiale che è la crisi: “parlo nel nome di chi non si è salvato / o chi si è visto il futuro crollare col muro di lato / il mio soffitto è crepato / il mio profitto è crollato / come la metti la metti so’ rimasto inculato / il mio curriculum vitae è finito nel water bloccato / nell’iter di aziende private con ibride entrate“. Con più di ventimila cartelle esattoriali di Equitalia emesse su una popolazione che a stento arriva alle sessantamila unità, la rabbia degli Aquilani sta montando: “se sto strada / è perché non percepisco busta paga / e la cassa in deroga non placa / anzi, non sai i danni che mi arreca stare a casa”.

Tutto quanto diverso in questa città / c’ho messo due anni a rifarmi un’identitàcanta Zirko, aggiungendo che “adesso è troppo tardi per guardarmi indietro […] non sono le stesse le facce delle persone / ma è dal dolore che provo che traggo ispirazione“, nel suo pezzo in cui lamenta gli ultimi due anni passati lontano dall’Aquila, portato sulla costa da una gestione dell’emergenza che ha fatto dello spopolamento della città una soluzione che per molti è ormai permanente: “ora sto lontano e con la mano la saluto / e la mia testa resta lì perché è lì che so’ cresciuto / spero mi perdoni anche se sono un po’ distante / vorrei solo che vedesse quanto mi so’ fatto grande“. In quale tipo di città si specchierà la crescita di questo giovane rapper non ci è dato saperlo, ma come canta Devon in La Mia Città, “so passati due anni dalla terra che tremava / ma il futuro è ancora nero come il fumo del ketama“, con la ricostruzione bloccata da una burocrazia micidiale, la mancanza di fondi dovuta agli sprechi del piano C.A.S.E. e una mancanza pressoché totale di volontà politica ad affrontare il problema. Forse, di fronte all’ennesima tragedia Italiana dimenticata, non resta altro da fare che prenderla come fa Zirko: “scrivo per sputare tutto l’amaro che ho dentro / così che pure tu possa capir come mi sento / non posso lamentarmi, mi è andata pure bene / la mia è soltanto un’altra voce dal cratere”.

 

Voci dal Cratere vol.2 Compilation di autofinanziamento degli spazi sociali autogestiti dell’Aquila, promossa da ZRK & comitato 3e32.

Pezzi di: Tettaman, Zirko, BufferOverFlow, Keso MC, Niggs MC, Veleno MC, Nasty, Anonima Crew, Devon, Collasso MC, Hade, Souleloquy, ZRK.

Supporto tecnico: A-Bestial

Free download su: www.facebook.com/pages/ZONAROSSAKREW-ZRK/372041631970

(Pubblicato in Napolimonitor.it)